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Governo Giallo-Rosso e settore immobiliare

Da qualche giorno il nuovo governo giallo rosso è in carica. Sono tante le sfide che il nuovo esecutivo si troverà a gestire. Tra queste sicuramente un ruolo importante dovrebbe rivestirlo il settore immobiliare.

Il mercato immobiliare è uno di quei settori dell’economia che, se ben gestito, può davvero diventare un motore trainante e far così aumentare sia i consumi che l’occupazione.

Ma quali sono le richieste degli operatori di settore al nuovo governo?

Confedilizia ribadisce la propria posizione: c’è necessità di rilanciare il settore immobiliare. Per farlo è necessario ridurre la patrimoniale immobiliare, cioè tutta la tassazione che riguarda gli immobili.

L’assurdità di queste imposizioni è che in molti casi vanno a colpire anche immobili che non danno la possibilità di generare reddito, come ad esempio immobili inagibili che non potendo essere locati o affittati non saranno mai una fonte di reddito. In casi come questi ridurre le imposizioni fiscali sarebbe un gesto di buon senso.

Inoltre Confedilizia ha già da tempo suggerito alle istituzioni alcuni misure da mettere in atto per far ripartire il mondo dell’immobiliare. Ad esempio il rafforzamento della cedolare secca sulle locazioni favorirebbe la mobilità del lavoro e riudrebbe la crisi che colpisce il commercio.

Una modifica al regime tributario delle società immobiliari potrebbe invece favorire la riqualificazione urbana.

Anche Fimaa (federazione italiana mediatori agenti d’affari) ha espresso la propria opinione su come il nuovo Governo potrebbe aiutare l’immobiliare e di conseguenza l’economia in generale. Un’esigenza comune è senz’altro quella di evitare un aumento dell’Iva e, come auspica anche Confedilizia, diminuire la pressione fiscale sugli immobili. 

Un altro punto su cui l’Esecutivo potrebbe riflettere è la riqualificazione immobiliare. Se si vuole attirare nuovi investitori è il momento di mettere in atto strategie in grado di valorizzare il settore immobiliare anche da un punto di vista infrastrutturale.

Secondo la Fimaa le risorse per attuare questi cambiamenti possono essere trovati riducendo la spesa pubblica improduttiva e contrastando l’evasione fiscale. Anche la dismissione del patrimonio immobiliare potrebbe essere un buono modo per recuperare fondi da destinare alla causa.

Infine anche la Fiaip (federazione italiana agenti immobiliari professionali) fa un appello al nuovo governo giallorosso tramite il Presidente nazionale Gian Battista Baccarini:

“Riteniamo come #Fiaip che il governo debba attuare un piano nazionale sull’immobiliare che preveda una riforma organica della fiscalità nel settore immobiliare, sia in termini di riduzione che di riordino;

una riforma sulle locazioni, che preveda una redditività certa e una facilitazione al reintegro del possesso; una strategia nazionale sulle città, cioè una strategia incentrata sull’innovazione tecnologia, sulla sostenibilità ambientale, sull’efficientamento energetico, da attuare attraverso una visione integrata delle politiche urbanistiche che non preveda solo la politica della casa, ma anche la politica dei trasporti, della sicurezza, della tutela dell’ambiente.

Questo, secondo noi, potrebbe rendere nuovamente attrattive le nostre città anche e soprattutto non solo per chi compra la casa per viverla, ma per l’investitore sia italiano che straniero”.

Non c’è dubbio sul fatto che sono tante le idee con cui si potrebbe rilanciare l’economia immobiliare ma c’è un punto su cui siamo tutti d’accordo: la riduzione delle imposte è sicuramente la chiave per sbloccare il settore.

Da anni il patrimonio immobiliare è il “bancomat” dei vari Governi che si sono susseguiti ma se davvero si vuole dar nuova vita al mercato solo una sostanziale riduzione delle imposizioni può smuovere le acque.

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